martedì 26 maggio 2009

De Toni: In Provincia un' utopia possibile

Giornale di Brescia 26 maggio 2009
«In Provincia un’utopia possibile»
Al centro del programma la persona, con la priorità del lavoro inteso come «risposta dignitosa alla presenza vera nella società»


«Brescia merita molto tempo, disponibilità, conoscenza del territorio ed esperienza amministrativa. Per questo, a differenza di quanto l’on. Molgora ha già dichiarato a proposito del suo incarico di sottosegretario nell’ambito del Governo Berlusconi, se io, in occasione delle prossime elezioni, ricevessi un consenso pieno e vero lascerei subito il mio incarico al Senato». A parlare è il senatore Gianpiero De Toni, dell’Italia dei Valori, unico tra i candidati alla presidenza della Provincia di Brescia nel cui curriculum c’è tanto l’esperienza di sindaco - per due mandati a Edolo - quanto quella di parlamentare, tutt’ora in corso. Con lui parole come «passione» e «utopia» irrompono nella campagna elettorale. La passione è quella di chi rivendica il senso della democrazia in un momento in cui si sente dire che «il Parlamento è pletorico» o che «nelle due camere basterebbero i capigruppo»; l’utopia, quella che il programma per l’Amministrazione provinciale dovrebbe sottendere, perché «la provincia è un insieme di cittadini attorno ai quali costruire quel sogno, quell’utopia che può diventare realtà».Persona e lavoro al centroIl primo punto del programma di De Toni è allora «l’umiltà di ricordare ogni mattina che al centro dell’azione politico-amministrativa va messo il cittadino bresciano con i suoi bisogni e le sue aspettative, insomma la persona». Quello immediatamente successivo, il lavoro: «Se ne parla all’articolo 1 della Costituzione», ricorda il senatore, sottolineando di non intendere semplicemente il «posto di lavoro», ma «la risposta dignitosa alla presenza vera della persona nella società»; e «persona significa anche immigrato, disabile, soggetto più debole, famiglia in difficoltà...».Poi «ci sono tutti gli altri temi», con quello infrastrutturale in primo piano: «Brescia ha bisogno di infrastrutture, siamo un crocevia a livello europeo». Ma si capisce che, in questa fase, per De Toni conta innanzitutto il progetto complessivo: insieme al suo leader, ritiene che le prossime elezioni siano «un appuntamento storico, con 62 province a rinnovo e, nel Bresciano, 153 Comuni. Di Pietro ha posto una questione di fondo: noi siamo l’alternativa possibile al Centrodestra, nel senso che i temi di fondo dell’Idv - legalità e trasparenza, questione morale e solidarietà - possono e devono trovare risposta dal territorio». E tra le proposte al riguardo contenute nel suo programma, il senatore rammenta il posizionamento di una webcam nella sala consiliare di Palazzo Broletto per mettere online le sedute del Consiglio provinciale.«La Provincia non può scomparire»Partecipare alle elezioni del 6 e 7 giugno, però, significa anche confrontarsi con il tema dell’utilità dell’ente Provincia. Come si pone rispetto a questo De Toni, che è stato anche presidente della Comunità montana di Valle Camonica? «Credo che ci siano province che non servono più e altre di dimensioni eccessive; per quanto riguarda la provincia di Brescia, con le sue caratteristiche, penso che non possa non esserci un ente intermedio tra la Regione e i Comuni che, d’altro canto, sono ben 206 e quindi hanno bisogno anche di essere coordinati tra loro. Certo, se nell’ambito di una riforma generale si andrà verso altri tipi di realtà come le città metropolitane, se ne dovrà rivedere la forma; ma io dico che oggi la Provincia di Brescia ha grandi responsabilità e quindi non può essere sostituita da qualcosa che non c’è. Altrimenti si rischiano, da una parte, il centralismo regionale; e, dall’altra, la solitudine dei Comuni».A quali «grandi responsabilità» si riferisce? «A una serie di funzioni concrete relative all’ambiente e alla gestione del territorio, ma anche alla crisi economica: la Provincia potrebbe promuovere e coordinare un tavolo con la realtà imprenditoriale, il mondo creditizio e il sistema del sindacato. E, ancora, l’ente ha competenze in materia di sicurezza e politiche sociali, scuola e formazione. Per non parlare del coordinamento infrastrutturale, ma pure dell’immigrazione, un fenomeno sul quale i Comuni non possono essere lasciati soli».Semmai, osserva il senatore-candidato, «il tema è un altro: bisogna ridurre il costo della politica». In che modo? «Per esempio attraverso la riduzione delle consulenze e la valorizzazione delle professionalità strutturalmente presenti in Provincia». Del resto, «chi amministra deve sapere che entrata e spesa sono un dato di responsabilità».

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