Lettera al direttore del Giornale di Brescia
28 novembre 2009
PRECISAZIONI
Viabilità e grandi opere in Valcamonica
In merito alla lettera comparsa il 25 novembre 2009, a pagina quarantasette del suo giornale, ritengo doverose alcune precisazioni e necessaria la rettifica di alcune dichiarazioni in essa contenute.
La Valle Camonica e la sua viabilità non sono mai stati esclusiva proprietà e interesse della Lega.
Oggi in qualità di senatore della Repubblica e coordinatore provinciale di Brescia sono particolarmente impegnato affinché i temi della viabilità e delle infrastrutture ferroviarie divengano prioritari in qualsiasi agenda politico-istituzionale.
Ieri presidente della Comunità di Valle Camonica ho organizzato, intuendone l´importanza, il primo incontro tra l´allora ministro Lunardi e tutte le realtà istituzionali della Provincia e della Regione.
Ricordo che il blocco dei cantieri inerenti il IV - V- VI lotto, I stralcio, si sono resi necessari in seguito all´intervento della Sovrintendenza di Brescia dovuto al rinvenimento di massi istoriati nel comune di Capo di Ponte e alle diverse modifiche richieste dai Comuni interessati che hanno reso indispensabile la variante al tracciato strada previsto dal progetto approvato.
Sono stato io in qualità di consigliere dell´allora ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, ad aver assicurato la quotidiana presenza dell´Anas, in particolare del presidente Ciucci e del direttore generale Minenna, sui fondamentali e rilevanti argomenti di cui sopra.
Mi dispiace che gli Stati Generali sulla viabilità della Valle Camonica vengano convocati nelle giornate dei lavori parlamentari vista la centralità delle problematiche all´ordine del giorno da esaminare quando alcuni degli aderenti al Comitato sono impegnati in Aula.
Tutti i soggetti interessati in virtù delle cariche ricoperte e soprattutto i parlamentari hanno il dovere di rappresentare le istanze dei cittadini e sono chiamati a impegnarsi per fornire risposte concrete a bisogni reali superando divergenze politiche e appropriazioni inopportune per contribuire alla realizzazione del bene comune.
È ingenuo e insensato rivendicare ancora oggi quei meriti che sono atti dovuti!
Gianpiero De Toni
Roma
sabato 28 novembre 2009
sabato 21 novembre 2009
Il consigliere provinciale Francesco Patitucci contro la discarica di San Polo
Il Brescia,21 novembre 2009 Pag. 24
Amianto, l’Idv va all’attacco: pericolo certificato dall’Arpa
Il caso. Il consigliere provinciale Francesco Patitucci contro la discarica di San Polo
«Dicono che non ci farebbero giocare sopra i bambini, ma realizzeranno impianti sportivi»
Brescia
La discarica d’amianto di via Brocchi, a San Polo, rappresenta «un pericolo» per la salute dei cittadini e a “certificarlo” sarebbe stata, di recente, anche l’Agenzia regionale per l’ambiente di Brescia. A lanciare l’accusa è il consigliere provinciale dell’Italia dei valori Francesco Patitucci, che cita a riprova della sua tesi un intervento di Giulio Sesana – responsabile del dipartimento Arpa - durante l’assemblea tecnica dello scorso 29 settembre all’Info San Polino.
A FAR DISCUTERE, in particolare, è un passaggio di pochi secondi (il video è pubblicato sul s i t o w w w . s a n p o l i n o l ive. It/tvnotizie/tvnotizia.htm) in cui Sesana (in carica da meno di un anno a Brescia) afferma che «è evidente che la destinazione d’uso di un terreno di questo genere non sarà parco giochi per bambini». Parole che, secondo Patitucci e il comitato spontaneo di cittadini Codisa, contraddicono profondamente quanto deciso in precedenza. Tanto che pochi giorni fa il gruppo guidato da Valerio Beccalossi ha anche presentato un ricorso al Tribunale amministrativo di Brescia per bloccare i lavori. «In via Brocchi», attacca il consigliere dell’Italia dei valori, «si vuole realizzare una discarica per 83mila tonnellate d’amianto. Un progetto che preoccupa molto i residenti della zona. Già lo scorso anno», continua Patitucci, «avevo presentato un’interrogazione all’assessore all’Ambiente Paola Vilardi, ottenendo come risposta che certe sostanze stanno meglio sotto terra che sopra. Quindi, spulciando le carte, ho scoperto che - è scritto nero su bianco nella relazione di impatto ambientale 2006-2007-2008 della società Faustini - si è deciso di destinare l’area a impianti sportivi.
INSOMMA, incalza il consigliere dipietrista, «oggi – per bocca del nuovo dirigente Arpa - si afferma che quel sito è tanto pericoloso che non ci dovrebbero giocare i bambini, ma contemporaneamente si decide di farci sopra proprio degli impianti sportivi. E da tempo», conclude Patitucci, «l’Agenzia regionale aveva ricevuto una relazione che indicava con chiarezza destinazione della discarica bonificata».
Amianto, l’Idv va all’attacco: pericolo certificato dall’Arpa
Il caso. Il consigliere provinciale Francesco Patitucci contro la discarica di San Polo
«Dicono che non ci farebbero giocare sopra i bambini, ma realizzeranno impianti sportivi»
Brescia
La discarica d’amianto di via Brocchi, a San Polo, rappresenta «un pericolo» per la salute dei cittadini e a “certificarlo” sarebbe stata, di recente, anche l’Agenzia regionale per l’ambiente di Brescia. A lanciare l’accusa è il consigliere provinciale dell’Italia dei valori Francesco Patitucci, che cita a riprova della sua tesi un intervento di Giulio Sesana – responsabile del dipartimento Arpa - durante l’assemblea tecnica dello scorso 29 settembre all’Info San Polino.
A FAR DISCUTERE, in particolare, è un passaggio di pochi secondi (il video è pubblicato sul s i t o w w w . s a n p o l i n o l ive. It/tvnotizie/tvnotizia.htm) in cui Sesana (in carica da meno di un anno a Brescia) afferma che «è evidente che la destinazione d’uso di un terreno di questo genere non sarà parco giochi per bambini». Parole che, secondo Patitucci e il comitato spontaneo di cittadini Codisa, contraddicono profondamente quanto deciso in precedenza. Tanto che pochi giorni fa il gruppo guidato da Valerio Beccalossi ha anche presentato un ricorso al Tribunale amministrativo di Brescia per bloccare i lavori. «In via Brocchi», attacca il consigliere dell’Italia dei valori, «si vuole realizzare una discarica per 83mila tonnellate d’amianto. Un progetto che preoccupa molto i residenti della zona. Già lo scorso anno», continua Patitucci, «avevo presentato un’interrogazione all’assessore all’Ambiente Paola Vilardi, ottenendo come risposta che certe sostanze stanno meglio sotto terra che sopra. Quindi, spulciando le carte, ho scoperto che - è scritto nero su bianco nella relazione di impatto ambientale 2006-2007-2008 della società Faustini - si è deciso di destinare l’area a impianti sportivi.
INSOMMA, incalza il consigliere dipietrista, «oggi – per bocca del nuovo dirigente Arpa - si afferma che quel sito è tanto pericoloso che non ci dovrebbero giocare i bambini, ma contemporaneamente si decide di farci sopra proprio degli impianti sportivi. E da tempo», conclude Patitucci, «l’Agenzia regionale aveva ricevuto una relazione che indicava con chiarezza destinazione della discarica bonificata».
giovedì 12 novembre 2009
FINANZIARIA Intervento in Aula Sen. Gianpiero De Toni
Intervento in Aula Sen. Gianpiero De Toni
10 novembre 2009 - 276ª Seduta Pubblica
Ordine del giorno:
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)
DE TONI (IdV). Signora Presidente, illustrerò gli emendamenti 2.340, 2.377, 2.491 2.553, 2.559 e 2.575.
Quanto al Piano straordinario di edilizia pubblica, l'articolo 10 della Costituzione italiana stabilisce che l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Tra di esse spicca il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, ratifica ai sensi della legge 25 ottobre 1977, n. 881. In particolare, è norma di legge dello Stato italiano l'articolo 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che prevede che gli Stati riconoscano il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e la sua famiglia, che includa alimentazione, vestiario ed alloggio adeguato, nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita.
Troppo spesso il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali ha palesato preoccupazione nei confronti del modus operandi dello Stato italiano, che sembra non accettare ancora che alcuni diritti economici, sociali e culturali, vengano accolti. Il Comitato ha espresso perplessità anche per il continuo aumento degli affitti, la privatizzazione dell'edilizia popolare ed il deficit di edilizia sociale per le famiglie a reddito basso. La spesa statale in materia di edilizia residenziale è prevalentemente indiretta, cioè delegata a soggetti pubblici quali gli enti locali, ma il processo di decisione, dalla pianificazione all'attuazione, è statale e non appare strutturato per dare un contenuto di efficienza ed efficacia a tale delega. Le decisioni di investimento sono abitualmente assunte sulla base di accordi tra amministrazioni senza il supporto della valutazione economica che, invece, dovrebbe essere introdotta già nella fase di pianificazione, seguendo linee guida obbligatorie, standardizzate e metodologicamente solide, in modo che il soggetto finanziatore - il Ministero delle infrastrutture - possa confrontare progetti concorrenti, definire le conseguenti priorità in modo trasparente ed adottare scelte razionali.
Complessivamente prevale, a nostro avviso, una logica di processo piuttosto che di risultato: gli obiettivi dei diversi programmi di spesa ed i risultati attesi non sono chiaramente individuati e gli indicatori per misurarli non sono adeguatamente definiti e quantificati. Preliminare, tuttavia, ad un diverso processo pianificatorio in materia di edilizia residenziale è lo stanziamento di risorse necessarie per far fronte alle esigenze abitative della popolazione meno abbiente.
In questa già critica situazione il Governo ha, invece, scelto di apportare una variazione negativa agli stanziamenti previsti per il Piano straordinario di edilizia residenziale pubblica. Con l'emendamento 2.340, al fine di compensare la suddetta variazione negativa, l'Italia dei Valori auspica l'incremento di 5,5 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2010-2012.
L'emendamento 2.377 fa invece riferimento al Fondo per gli interventi straordinari. Alla luce di recenti stime, in Italia ci sarebbero non meno di 80.000 edifici pubblici da consolidare e mettere in sicurezza. In particolare, circa 22.000 edifici scolastici sono in zone sismiche, 16.000 in zone ad alto rischio e circa 9.000 non sono costruiti con criteri antisismici moderni. Dall'evento sismico che ha così tragicamente colpito l'Abruzzo è emerso un imperativo categorico: provvedere alla messa in sicurezza degli edifici pubblici, in particolare quelli scolastici, officine del sapere dei nostri giovani, come ha tante volte ribadito il senatore Astore nei suoi interventi. È inaccettabile che lo Stato, quasi fosse un Giano bifronte, imponga ai propri imprenditori di garantire la sicurezza e la salubrità dei luoghi di lavoro (il pensiero corre al decreto legislativo n. 81 del 2008) e poi sia il primo a sottrarsi davvero a tale dovere. È inaccettabile che dopo i ripetuti e drammatici casi di crollo di edifici scolastici vi siano ancora scuole che non siano messe in sicurezza statica per mancanza di stanziamenti.
All'uopo, con il presente emendamento intendiamo proporre di incrementare di 25 milioni di euro il Fondo per interventi straordinari della Presidenza del Consiglio dei ministri, istituito con decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269. Il suddetto Fondo è volto a contribuire alla realizzazione di interventi infrastrutturali, con priorità per quelli connessi alla riduzione del rischio sismico e per far fronte ad eventi straordinari nei territori degli enti locali, delle aree metropolitane e delle città d'arte. Alla luce dei drammatici fatti verificatosi che hanno palesato l'inadeguatezza delle nostre infrastrutture a fronteggiare il rischio sismico, si auspica il suddetto incremento al fine di realizzare interventi di adeguamento strutturale degli edifici del sistema scolastico, con particolare riferimento agli interventi di eliminazione e mitigazione del rischio e messa in sicurezza statica, nonché alla costruzione di nuovi immobili sostitutivi degli edifici esistenti ove sottoposti a rischio sismico o idrogeologico.
L'emendamento 2.491 affronta invece la questione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), cercando di porre rimedio al taglio di risorse attuato nei confronti di tale ente. In particolare, si incrementa di 7 milioni di euro per gli anni 2010, 2011 e 2012 lo stanziamento previsto nell'ambito della missione diritto alla mobilità, programma sviluppo e sicurezza del trasporto aereo» della voce del decreto legislativo n. 250 del 1997 «Articolo 7, rubricato Istituzione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (E.N.A.C.)».
L'emendamento 2.553 attiene al Fondo perequativo a favore delle autorità portuali. Il Piano generale della mobilità, riportato in sintesi nel DPEF 2008-2011, nel capitolo «Mobilità» prefigura azioni per realizzare un sistema di trasporti sicuro, efficace e sostenibile, enunciando i seguenti obiettivi su cui riprogrammare le scelte degli interventi sulle reti infrastrutturali: Mediterraneo e autostrade del mare; intermodalità, sia sotto il profilo del sostegno alle imprese per il combinato ferroviario e marittimo, sia con la realizzazione di interporti; politiche di sostegno alla portualità, attraverso servizi intermodali e piattaforme logistiche retroportuali, con la realizzazione di grandi porti di trans-shipment; trasporti sostenibili, con l'affidabilità dei servizi e dei diritti dei passeggeri; incremento dell'efficienza energetica e della propulsione ecocompatibile; riduzione dell'inquinamento ambientale; servizi di qualità per i passeggeri. All'uopo, si auspica l'incremento di 35 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 del Fondo perequativo a favore delle autorità portuali.
Concludo illustrando l'emendamento 2.575, che attiene allo sviluppo del trasporto pubblico locale, argomento che riteniamo molto importante. L'assetto dei servizi pubblici locali, in particolare del trasporto, è da sempre oggetto del dibattito economico e politico. Il servizio di trasporto pubblico locale incide trasversalmente sulla vita dei cittadini, in particolare sul potere d'acquisto delle famiglie, sulla qualità dell'ambiente e sulla competitività delle imprese italiane. All'uopo, infatti, i costi tariffari del servizio di trasporto pubblico locale incidono fra il 10 e il 20 per cento sul reddito dei cittadini, a seconda dell'ampiezza, della famiglia e della zona geografica di residenza.
L'articolo 16 della Costituzione sancendo che «Ogni cittadino può circolare (...) liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale (...)», configura un diritto alla mobilità, ponendo in capo allo Stato l'onere di costituire le condizioni di diritto e di fatto che lo rendano effettivo. Alla luce dei dati forniti dal CENSIS, nel mese di marzo 2008 i pendolari in Italia ammontavano a più di 13 milioni (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Le deficienze più evidenti sembrano riconducibili alla scarsa pianificazione territoriale ed all'inadeguatezza del sistema infrastrutturale. Appare necessario adottare una politica programmatica di lungo periodo, al fine di incrementare la fruizione del trasporto pubblico locale, di migliorare la vivibilità dei tessuti urbani e la qualità dell'ambiente. Occorre, inoltre, conferire centralità alle specificità territoriali ed agli elementi di sostenibilità finanziaria ed ambientale dei progetti.
Nonostante le condizioni in cui versa il nostro sistema di trasporto pubblico locale, il Governo ha deciso di ridurre e tagliare i finanziamenti. Con il presente emendamento si vuole apportare un incremento di 20 milioni di euro per il 2010 ed il 2011 e di 110 milioni euro per il 2012 per il Fondo per la promozione ed il sostegno dello sviluppo del trasporto pubblico locale. In particolare, si incide nell'ambito della missione diritto alla mobilità, programma sviluppo della mobilità locale.
10 novembre 2009 - 276ª Seduta Pubblica
Ordine del giorno:
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010)
DE TONI (IdV). Signora Presidente, illustrerò gli emendamenti 2.340, 2.377, 2.491 2.553, 2.559 e 2.575.
Quanto al Piano straordinario di edilizia pubblica, l'articolo 10 della Costituzione italiana stabilisce che l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Tra di esse spicca il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, ratifica ai sensi della legge 25 ottobre 1977, n. 881. In particolare, è norma di legge dello Stato italiano l'articolo 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che prevede che gli Stati riconoscano il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e la sua famiglia, che includa alimentazione, vestiario ed alloggio adeguato, nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita.
Troppo spesso il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali ha palesato preoccupazione nei confronti del modus operandi dello Stato italiano, che sembra non accettare ancora che alcuni diritti economici, sociali e culturali, vengano accolti. Il Comitato ha espresso perplessità anche per il continuo aumento degli affitti, la privatizzazione dell'edilizia popolare ed il deficit di edilizia sociale per le famiglie a reddito basso. La spesa statale in materia di edilizia residenziale è prevalentemente indiretta, cioè delegata a soggetti pubblici quali gli enti locali, ma il processo di decisione, dalla pianificazione all'attuazione, è statale e non appare strutturato per dare un contenuto di efficienza ed efficacia a tale delega. Le decisioni di investimento sono abitualmente assunte sulla base di accordi tra amministrazioni senza il supporto della valutazione economica che, invece, dovrebbe essere introdotta già nella fase di pianificazione, seguendo linee guida obbligatorie, standardizzate e metodologicamente solide, in modo che il soggetto finanziatore - il Ministero delle infrastrutture - possa confrontare progetti concorrenti, definire le conseguenti priorità in modo trasparente ed adottare scelte razionali.
Complessivamente prevale, a nostro avviso, una logica di processo piuttosto che di risultato: gli obiettivi dei diversi programmi di spesa ed i risultati attesi non sono chiaramente individuati e gli indicatori per misurarli non sono adeguatamente definiti e quantificati. Preliminare, tuttavia, ad un diverso processo pianificatorio in materia di edilizia residenziale è lo stanziamento di risorse necessarie per far fronte alle esigenze abitative della popolazione meno abbiente.
In questa già critica situazione il Governo ha, invece, scelto di apportare una variazione negativa agli stanziamenti previsti per il Piano straordinario di edilizia residenziale pubblica. Con l'emendamento 2.340, al fine di compensare la suddetta variazione negativa, l'Italia dei Valori auspica l'incremento di 5,5 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2010-2012.
L'emendamento 2.377 fa invece riferimento al Fondo per gli interventi straordinari. Alla luce di recenti stime, in Italia ci sarebbero non meno di 80.000 edifici pubblici da consolidare e mettere in sicurezza. In particolare, circa 22.000 edifici scolastici sono in zone sismiche, 16.000 in zone ad alto rischio e circa 9.000 non sono costruiti con criteri antisismici moderni. Dall'evento sismico che ha così tragicamente colpito l'Abruzzo è emerso un imperativo categorico: provvedere alla messa in sicurezza degli edifici pubblici, in particolare quelli scolastici, officine del sapere dei nostri giovani, come ha tante volte ribadito il senatore Astore nei suoi interventi. È inaccettabile che lo Stato, quasi fosse un Giano bifronte, imponga ai propri imprenditori di garantire la sicurezza e la salubrità dei luoghi di lavoro (il pensiero corre al decreto legislativo n. 81 del 2008) e poi sia il primo a sottrarsi davvero a tale dovere. È inaccettabile che dopo i ripetuti e drammatici casi di crollo di edifici scolastici vi siano ancora scuole che non siano messe in sicurezza statica per mancanza di stanziamenti.
All'uopo, con il presente emendamento intendiamo proporre di incrementare di 25 milioni di euro il Fondo per interventi straordinari della Presidenza del Consiglio dei ministri, istituito con decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269. Il suddetto Fondo è volto a contribuire alla realizzazione di interventi infrastrutturali, con priorità per quelli connessi alla riduzione del rischio sismico e per far fronte ad eventi straordinari nei territori degli enti locali, delle aree metropolitane e delle città d'arte. Alla luce dei drammatici fatti verificatosi che hanno palesato l'inadeguatezza delle nostre infrastrutture a fronteggiare il rischio sismico, si auspica il suddetto incremento al fine di realizzare interventi di adeguamento strutturale degli edifici del sistema scolastico, con particolare riferimento agli interventi di eliminazione e mitigazione del rischio e messa in sicurezza statica, nonché alla costruzione di nuovi immobili sostitutivi degli edifici esistenti ove sottoposti a rischio sismico o idrogeologico.
L'emendamento 2.491 affronta invece la questione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), cercando di porre rimedio al taglio di risorse attuato nei confronti di tale ente. In particolare, si incrementa di 7 milioni di euro per gli anni 2010, 2011 e 2012 lo stanziamento previsto nell'ambito della missione diritto alla mobilità, programma sviluppo e sicurezza del trasporto aereo» della voce del decreto legislativo n. 250 del 1997 «Articolo 7, rubricato Istituzione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (E.N.A.C.)».
L'emendamento 2.553 attiene al Fondo perequativo a favore delle autorità portuali. Il Piano generale della mobilità, riportato in sintesi nel DPEF 2008-2011, nel capitolo «Mobilità» prefigura azioni per realizzare un sistema di trasporti sicuro, efficace e sostenibile, enunciando i seguenti obiettivi su cui riprogrammare le scelte degli interventi sulle reti infrastrutturali: Mediterraneo e autostrade del mare; intermodalità, sia sotto il profilo del sostegno alle imprese per il combinato ferroviario e marittimo, sia con la realizzazione di interporti; politiche di sostegno alla portualità, attraverso servizi intermodali e piattaforme logistiche retroportuali, con la realizzazione di grandi porti di trans-shipment; trasporti sostenibili, con l'affidabilità dei servizi e dei diritti dei passeggeri; incremento dell'efficienza energetica e della propulsione ecocompatibile; riduzione dell'inquinamento ambientale; servizi di qualità per i passeggeri. All'uopo, si auspica l'incremento di 35 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 del Fondo perequativo a favore delle autorità portuali.
Concludo illustrando l'emendamento 2.575, che attiene allo sviluppo del trasporto pubblico locale, argomento che riteniamo molto importante. L'assetto dei servizi pubblici locali, in particolare del trasporto, è da sempre oggetto del dibattito economico e politico. Il servizio di trasporto pubblico locale incide trasversalmente sulla vita dei cittadini, in particolare sul potere d'acquisto delle famiglie, sulla qualità dell'ambiente e sulla competitività delle imprese italiane. All'uopo, infatti, i costi tariffari del servizio di trasporto pubblico locale incidono fra il 10 e il 20 per cento sul reddito dei cittadini, a seconda dell'ampiezza, della famiglia e della zona geografica di residenza.
L'articolo 16 della Costituzione sancendo che «Ogni cittadino può circolare (...) liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale (...)», configura un diritto alla mobilità, ponendo in capo allo Stato l'onere di costituire le condizioni di diritto e di fatto che lo rendano effettivo. Alla luce dei dati forniti dal CENSIS, nel mese di marzo 2008 i pendolari in Italia ammontavano a più di 13 milioni (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Le deficienze più evidenti sembrano riconducibili alla scarsa pianificazione territoriale ed all'inadeguatezza del sistema infrastrutturale. Appare necessario adottare una politica programmatica di lungo periodo, al fine di incrementare la fruizione del trasporto pubblico locale, di migliorare la vivibilità dei tessuti urbani e la qualità dell'ambiente. Occorre, inoltre, conferire centralità alle specificità territoriali ed agli elementi di sostenibilità finanziaria ed ambientale dei progetti.
Nonostante le condizioni in cui versa il nostro sistema di trasporto pubblico locale, il Governo ha deciso di ridurre e tagliare i finanziamenti. Con il presente emendamento si vuole apportare un incremento di 20 milioni di euro per il 2010 ed il 2011 e di 110 milioni euro per il 2012 per il Fondo per la promozione ed il sostegno dello sviluppo del trasporto pubblico locale. In particolare, si incide nell'ambito della missione diritto alla mobilità, programma sviluppo della mobilità locale.
venerdì 6 novembre 2009
Articolo Bresciaoggi, dichiarazioni del Sen. De Toni
Bresciaoggi del 06 novembre 2009 pagina 17
GIANPIERO DE TONI
ITALIA DEI VALORI
Ho chiesto che il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti
Venga a riferire in Parlamento Sullo stato di tutta la rete
Ferroviaria italiana,soprattutto di quella regionale lombarda,
e dei sistemi di controllo e sicurezza che vi sono installati.
Chiediamo che vengano adottati i dovuti
provvedimenti e le necessarie misure sia che si tratti di
errori umani,sia di inadeguatezza degli impianti.
Non si può scherzare con la Vita di migliaia di passeggeri,
soprattutto dei lavoratori e studenti pendolari che ogni
giorno utilizzano i mezzi delle FerrovieNord.
GIANPIERO DE TONI
ITALIA DEI VALORI
Ho chiesto che il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti
Venga a riferire in Parlamento Sullo stato di tutta la rete
Ferroviaria italiana,soprattutto di quella regionale lombarda,
e dei sistemi di controllo e sicurezza che vi sono installati.
Chiediamo che vengano adottati i dovuti
provvedimenti e le necessarie misure sia che si tratti di
errori umani,sia di inadeguatezza degli impianti.
Non si può scherzare con la Vita di migliaia di passeggeri,
soprattutto dei lavoratori e studenti pendolari che ogni
giorno utilizzano i mezzi delle FerrovieNord.
giovedì 5 novembre 2009
Rifiuti. De Toni: Discariche abusive, fenomeno criminale anche al nord
RIFIUTI. DE TONI (IDV): DISCARICHE ABUSIVE , FENOMENO CRIMINALE ANCHE A NORD
"L'area sequestrata dai carabinieri del Noe nel bresciano, dove è stato rinvenuto un deposito incontrollato di rifiuti speciali, anche pericolosi, dimostra come il fenomeno delle discariche abusive sia un malcostume in tutto il paese e non solo del mezzogiorno". Lo ha detto il senatore dell'Italia dei Valori Gianpiero De Toni. "Come segretario della commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e come cittadino, esprimo vivo apprezzamento per il lavoro svolto dal Noe e forte preoccupazione per questa deriva legata a doppio filo alle organizzazioni criminali. Di solito le imprese si affidano a loro per lo smaltimento di rifiuti tossici. Si tratta di un fenomeno criminale - conclude il senatore De Toni - contro il quale bisogna intervenire per tutelare la salute dei cittadini".
"L'area sequestrata dai carabinieri del Noe nel bresciano, dove è stato rinvenuto un deposito incontrollato di rifiuti speciali, anche pericolosi, dimostra come il fenomeno delle discariche abusive sia un malcostume in tutto il paese e non solo del mezzogiorno". Lo ha detto il senatore dell'Italia dei Valori Gianpiero De Toni. "Come segretario della commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e come cittadino, esprimo vivo apprezzamento per il lavoro svolto dal Noe e forte preoccupazione per questa deriva legata a doppio filo alle organizzazioni criminali. Di solito le imprese si affidano a loro per lo smaltimento di rifiuti tossici. Si tratta di un fenomeno criminale - conclude il senatore De Toni - contro il quale bisogna intervenire per tutelare la salute dei cittadini".
Ferrovie. De Toni: Ministro riferisca su incidente Brescia
FERROVIE. DE TONI (IDV): MINISTRO RIFERISCA SU INCIDENTE BRESCIA
BRESCIA, 05.11.09 - "Attendiamo con urgenza la relazione dell'azienda sulle cause dell'incidente ferroviario che stamattina, vicino a Vello di Marone, ha causato dodici feriti. Nel frattempo ho chiesto che il ministro delle Infrastrutture e Trasporti venga a riferire in Parlamento sullo stato di tutta la rete ferroviaria italiana, soprattutto quella regionale lombarda, e dei sistemi di controllo e sicurezza che vi sono installati".
Lo afferma il capogruppo dell'Italia dei Valori in Commissione Trasporti al Senato Gianpiero De Toni che, augurando ai feriti un rapido ristabilimento, fa notare come non sia la prima volta che carenze od errori provochino disguidi o incidenti sulle linee delle Ferrovie Nord nella zona del bresciano.
"Chiediamo che vengano adottati i dovuti provvedimenti e le necessarie misure - sostiene De Toni - sia che si tratti di errori umani, sia di inadeguatezza degli impianti. Non si può scherzare con la vita di migliaia di passeggeri, soprattutto dei lavoratori e studenti pendolari che ogni giorno utilizzano le Ferrovie Nord".
BRESCIA, 05.11.09 - "Attendiamo con urgenza la relazione dell'azienda sulle cause dell'incidente ferroviario che stamattina, vicino a Vello di Marone, ha causato dodici feriti. Nel frattempo ho chiesto che il ministro delle Infrastrutture e Trasporti venga a riferire in Parlamento sullo stato di tutta la rete ferroviaria italiana, soprattutto quella regionale lombarda, e dei sistemi di controllo e sicurezza che vi sono installati".
Lo afferma il capogruppo dell'Italia dei Valori in Commissione Trasporti al Senato Gianpiero De Toni che, augurando ai feriti un rapido ristabilimento, fa notare come non sia la prima volta che carenze od errori provochino disguidi o incidenti sulle linee delle Ferrovie Nord nella zona del bresciano.
"Chiediamo che vengano adottati i dovuti provvedimenti e le necessarie misure - sostiene De Toni - sia che si tratti di errori umani, sia di inadeguatezza degli impianti. Non si può scherzare con la vita di migliaia di passeggeri, soprattutto dei lavoratori e studenti pendolari che ogni giorno utilizzano le Ferrovie Nord".
Dipartimenti tematici
Brescia 05/11/2009
Il coordinamento provinciale sta organizzando una serie di iniziative allo scopo di migliorare l'organizzazione del nostro partito a Brescia.
All'uopo il nostro senatore Gianpiero De Toni ha incontrato in questi mesi iscritti e simpatizzanti nelle 8 macrozone in cui è stata divisa la nostra provincia e, presto, partirà l'iniziativa relativa alla promozione del programma di Italia dei Valori inerente a "lavoro e welfare"
di cui vi abbiamo già inviato la comunicazione.
Ora, per aumentare ulteriomente la partecipazione della base alla vita del partito, abbiamo deciso di creare alcuni dipartimenti tematici cui potranno partecipare, in base alle loro propensioni e alle loro competenze, tutti gli iscritti che ne faranno richiesta.
Ho incaricato il vice coordinatore provinciale Gianni Folli a seguire, sotto l'aspetto organizzativo, i seguenti iniziali tre gruppi tematici:
. scuola ed istruzione
. sanità
. ecologia ed ambiente
Invito pertanto coloro che sono interessati a questi argomenti e che intendono offrire il proprio contributo, partecipando alle riunioni che si andranno ad organizzare presso la nostra sede di Brescia, a farci pervenire i loro nominativi specificando l'argomento di loro interesse. Nulla vieta che qualcuno possa partecipare, se lo ritiene, anche a più gruppi tematici.
Certo che non ci farete mancare i vostri qualificati contributi, saluto tutti con stima ed amicizia.
Il Coordinatore provinciale
Sen. Gianpiero De Toni
Il coordinamento provinciale sta organizzando una serie di iniziative allo scopo di migliorare l'organizzazione del nostro partito a Brescia.
All'uopo il nostro senatore Gianpiero De Toni ha incontrato in questi mesi iscritti e simpatizzanti nelle 8 macrozone in cui è stata divisa la nostra provincia e, presto, partirà l'iniziativa relativa alla promozione del programma di Italia dei Valori inerente a "lavoro e welfare"
di cui vi abbiamo già inviato la comunicazione.
Ora, per aumentare ulteriomente la partecipazione della base alla vita del partito, abbiamo deciso di creare alcuni dipartimenti tematici cui potranno partecipare, in base alle loro propensioni e alle loro competenze, tutti gli iscritti che ne faranno richiesta.
Ho incaricato il vice coordinatore provinciale Gianni Folli a seguire, sotto l'aspetto organizzativo, i seguenti iniziali tre gruppi tematici:
. scuola ed istruzione
. sanità
. ecologia ed ambiente
Invito pertanto coloro che sono interessati a questi argomenti e che intendono offrire il proprio contributo, partecipando alle riunioni che si andranno ad organizzare presso la nostra sede di Brescia, a farci pervenire i loro nominativi specificando l'argomento di loro interesse. Nulla vieta che qualcuno possa partecipare, se lo ritiene, anche a più gruppi tematici.
Certo che non ci farete mancare i vostri qualificati contributi, saluto tutti con stima ed amicizia.
Il Coordinatore provinciale
Sen. Gianpiero De Toni
mercoledì 4 novembre 2009
Sen. G. De Toni, Intervento in Aula. A.S. 1784:
Disegno di legge "Conversione in legge del decreto legge 25 settembre 2009. n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia e delle Comunità Europee".
Martedì 3 novembre 2009
Dall'esame del decreto legge 25 settembre 2009 n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità europee, emergono numerose criticità.
All'uopo, preme, in primis, rilevare l'inadeguatezza dello strumento utilizzato. Si è scelto di far confluire in un decreto omnibus temi di notevole rilevanza non avvinti da alcun nesso di pertinenza.
A mero titolo esemplificativo, non già esaustivo, si disciplinano nello stesso provvedimento legislativo temi quali le modalità di affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, la definizione del prodotto Made in Italy e del prodotto interamente italiano ed il regime fiscale applicabile ai proventi derivanti dalla partecipazione agli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari esteri non armonizzati.
Fittiziamente, nell'illustrazione del provvedimento de quo si è affermato che il fondamento è da ravvisarsi nella necessità di adempiere ad obblighi comunitari giunti a scadenza, al fine di garantire il rispetto di quanto previsto dall'art. 117, comma primo, della Costituzione.
La Commissione europea, a causa del ritardo o del non corretto recepimento della normativa comunitaria nell'ordinamento nazionale, ha dato, infatti, avvio a numerose procedure d'infrazione nei confronti dello Stato italiano. Con il suddetto decreto si sarebbe dovuto porre rimedio alle esatte censure mosse dalla Commissione europea, al fine anche di evitare un aggravio di oneri a carico dello Stato, derivanti da possibili sentenze di condanna a pena pecuniaria da parte della Corte di Giustizia delle Comunità Europee o derivanti da contenzioso interno, ma così non è.
In secundis, preso atto degli emendamenti depositati presso la Commissione affari costituzionali, ci si interroga sulla ammissibilità di emendamenti del tutto estranei all'oggetto della discussione, in spregio, dunque, dell'art. 97, comma 1 del Regolamento.
Le medesime perplessità sono sorte persino ad esponenti del Governo durante l'esame del provvedimento in sede consultiva nell'8° Commissione, che hanno constatato come, gli emendamenti proposti ed accolti non appaiono necessitati dall'esigenza di prevenire il contenzioso con la Commissione europea ma ai quali sono sottese finalità misconosciute.
All'uopo, con un emendamento, il 3.0.5. presentato dal relatore Malan, si è persino inciso in materia di federalismo infrastrutturale.
Sostanzialmente si vorrebbero limitare le funzioni ed i poteri di soggetto concedente ed aggiudicatore dei soggetti di diritto pubblico appositamente costituiti in forma societaria e partecipati dalle Regioni e dall'ANAS S.p.a. alla sola realizzazione di infrastrutture autostradali che ricadano esclusivamente nel territorio di interesse regionale. Con una circonlocuzione chiara si escludono le Regioni dalla gestione delle concessioni autostradali, quasi nessuna infrastruttura autostradale è, infatti, di esclusivo interesse regionale.
Il federalismo infrastrutturale, fu voluto dall'allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, On.le Di Pietro, al fine di conferire alle Regioni un ruolo di attrici nel procedimento
di aggiudicazioni delle concessioni autostradali e non già di mere spettatrici dell'operato dell'ANAS S.p.a. e volto a far sì che le entrate legate ai pedaggi, per lo più provenienti dalla popolazione residente sul territorio, al netto degli investimenti e delle spese, rimanessero nel territorio, sì da costituire una fonte da cui attingere per la realizzazione di ulteriori infrastrutture.
Il federalismo dell'attuale governo lo denominerei del gambero.
Spesso, ho rinunciato ad una polemica, a volte fin troppo facile, offrendo leale collaborazione per realizzare obbiettivi essenziali per il nostro Paese ma non posso tacere dinanzi a ciò.
Nell'attesa del federalismo che verrà si distrugge quel che già c'è. Si escludono le Regioni dalla gestione delle concessioni autostradali, con grave detrimento sia per la realizzazione delle medesime infrastrutture autostradali che per le finanze delle Regioni, già oltremodo decurtate.
Leggendo questo articolo sembra esser ritornati all'epoca medioevale, massima valorizzazione dei feudatari, più o meno nuovi, a detrimento del popolo a cui, è bene rammentarlo, la Carta Costituzionale all'art. 1 attribuisce la sovranità. Ai cittadini, in posizione servente rispetto ad essi, si affiancano gli enti locali, ex art. 5 Cost., che, nel rispetto del principio di sussidiareità verticale, ne amministrano i servizi. Con l'emendamento 3.0.5. alle Istituzioni si vogliono sostituire i feudatari dell'epoca moderna.
Non so se arriverà un nuovo Mosè che, tornato dalla preghiera e scoperto che il proprio popolo è tornato a venerare un Dio pagano scordandosi della terra promessa, scuoterà il Governo.
Temo di no, pertanto, in questa sede mi faccio portatore dei diritti dei cittadini.
L'esercizio dei poteri e delle funzioni di soggetto concedente ed aggiudicatore delle concessioni autostradali devono rimanere agli Enti locali e non al mercato o a nuovi signori e men che mai a società quotate totalmente private, ossia agli investitori, che peggio degli operatori di epoca feudale passati da logiche mutualistiche a commerciali a imprenditoriali, sono infine approdati con gli hedge funds a soldi moltiplicatori di soldi.
Il Governo propone nell'ambito della conversione di un decreto legge recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, un siffatto emendamento, che, tra l'altro, non è volto ad eliminare alcun contrasto tra la normativa comunitaria, sub species tutela della libera concorrenza e la peculiare disciplina prevista dai commi 289 e 290 dell'articolo 2 della Legge 24 dicembre 2007, n. 244.
In conclusione, i fatti palesano una forte discrasia tra ciò che in astratto si declama e ciò che in concreto si realizza. Il Governo sembra gettare la maschera e mostrare la sua ritrosia verso il federalismo che, a suo tempo, ha rappresentato un cavallo di battaglia agevole da cavalcare ma, che ad oggi, sembra apparire scomodo e non meritevole di rispetto.
Un ultimo cenno vorrei rivolgerlo alla modifica che viene apportata con il provvedimento de quo alla disciplina dei servizi pubblici di rilevanza economica.
Appare evidente la spinta del Governo verso le privatizzazioni, in linea con la strategia di progressiva liberalizzazione dei servizi concordata a Marrakech in sede di WTO nel 1994 e ripresa nella Strategia di Lisbona nel 2000, ma che, ad oggi, a seguito delle numerose criticità emerse è in corso di revisione.
In questa sede non entrerò nel merito della riformulazione dell'articolo 23 bis della legge 133 del 6 agosto 2008, ma non posso omettere di richiamare l'attenzione sul servizio idrico.
L'inclusione di questo settore nella disciplina generale dei servizi di interesse economico non è tollerabile. L'acqua è un bene comune che deve necessariamente essere ripubblicizzato.
Recentemente il Ministro francese Francois Fillon ha sottolineato la necessità della riaffermazione del ruolo dello Stato nel settore dei servizi pubblici.
Benedetto XVI nella sua recente enciclica Caritas in veritate ha affermato che "l'accesso all'acqua è un diritto universale di tutti gli esseri umani senza distinzione e discriminazioni". Tutto questo è legato al diritto primario alla vita, l'acqua è vita, è intollerabile che la gestione del servizio idrico venga assimilata a quelli dei rifiuti. Si tratta della mercificazione di una risorsa essenziale, non si può assistere silenti innanzi ad un Governo che si fa paladino dei potentati economico-finanziari.
La forza del mercato sembra spazzar via ogni istanza egalitarista.
Si afferma il falso quando si dice che il servizio idrico integrato deve ricadere nella disciplina prevista per i servizi pubblici di rilevanza economica, pena la violazione dei principi comunitari.
Il protocollo n. 26 del trattato di Lisbona all'art. 2, riserva, infatti, ai singoli stati membri il potere di fornire, commissionare ed organizzare i servizi di interesse generale. Alla luce di questa norma gli Stati, o meglio gli enti locali, nel rispetto del principio di sussidiarietà, dovrebbero essere titolari del potere di identificare ed organizzare i servizi di interesse generale, scegliendone il modello di gestione.
Non posso, infine, esimermi dall'evidenziare i numerosi profili di illegittimità costituzionale che emergono dall'articolo 15. Lapalissiana appare la violazione dell'art. 5 della Carta Costituzionale, in particolare del principio di sussidiarietà, dell'art. 41 comma 3 Cost., in materia di determinazione dei programmi e dei controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali, dell'art. 43 Cost. relativo alla centralità del ruolo dell'impresa pubblica nella gestione dei servizi pubblici locali, dell'articolo 117, comma 2, Cost. relativo al riparto delle competenze tra Stato e Regioni, nonché della risoluzione del Parlamento n. 97/357 del Parlamento europeo in tema di servizi di interesse generale.
Nel modificare la disciplina dei servizi pubblici locali si è poi omesso di introdurre modifiche importanti quali il principio di separazione proprietaria tra le imprese che gestiscono la rete e le imprese che erogano il servizio. Occorre introdurlo, al fine di garantire un'effettiva concorrenza e trasparenza determinando un miglioramento del servizio ed una riduzione dei costi sopportati dagli utenti.
Concludo sottolineando che non possiamo permettere che enti locali, partecipazione dei cittadini, democrazia e federalismo rimangano lettera morta innanzi ad S.p.a. a cui, se non modifichiamo l'art. 15, consegneremo i rubinetti del nostro Paese.
Martedì 3 novembre 2009
Dall'esame del decreto legge 25 settembre 2009 n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia delle Comunità europee, emergono numerose criticità.
All'uopo, preme, in primis, rilevare l'inadeguatezza dello strumento utilizzato. Si è scelto di far confluire in un decreto omnibus temi di notevole rilevanza non avvinti da alcun nesso di pertinenza.
A mero titolo esemplificativo, non già esaustivo, si disciplinano nello stesso provvedimento legislativo temi quali le modalità di affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, la definizione del prodotto Made in Italy e del prodotto interamente italiano ed il regime fiscale applicabile ai proventi derivanti dalla partecipazione agli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari esteri non armonizzati.
Fittiziamente, nell'illustrazione del provvedimento de quo si è affermato che il fondamento è da ravvisarsi nella necessità di adempiere ad obblighi comunitari giunti a scadenza, al fine di garantire il rispetto di quanto previsto dall'art. 117, comma primo, della Costituzione.
La Commissione europea, a causa del ritardo o del non corretto recepimento della normativa comunitaria nell'ordinamento nazionale, ha dato, infatti, avvio a numerose procedure d'infrazione nei confronti dello Stato italiano. Con il suddetto decreto si sarebbe dovuto porre rimedio alle esatte censure mosse dalla Commissione europea, al fine anche di evitare un aggravio di oneri a carico dello Stato, derivanti da possibili sentenze di condanna a pena pecuniaria da parte della Corte di Giustizia delle Comunità Europee o derivanti da contenzioso interno, ma così non è.
In secundis, preso atto degli emendamenti depositati presso la Commissione affari costituzionali, ci si interroga sulla ammissibilità di emendamenti del tutto estranei all'oggetto della discussione, in spregio, dunque, dell'art. 97, comma 1 del Regolamento.
Le medesime perplessità sono sorte persino ad esponenti del Governo durante l'esame del provvedimento in sede consultiva nell'8° Commissione, che hanno constatato come, gli emendamenti proposti ed accolti non appaiono necessitati dall'esigenza di prevenire il contenzioso con la Commissione europea ma ai quali sono sottese finalità misconosciute.
All'uopo, con un emendamento, il 3.0.5. presentato dal relatore Malan, si è persino inciso in materia di federalismo infrastrutturale.
Sostanzialmente si vorrebbero limitare le funzioni ed i poteri di soggetto concedente ed aggiudicatore dei soggetti di diritto pubblico appositamente costituiti in forma societaria e partecipati dalle Regioni e dall'ANAS S.p.a. alla sola realizzazione di infrastrutture autostradali che ricadano esclusivamente nel territorio di interesse regionale. Con una circonlocuzione chiara si escludono le Regioni dalla gestione delle concessioni autostradali, quasi nessuna infrastruttura autostradale è, infatti, di esclusivo interesse regionale.
Il federalismo infrastrutturale, fu voluto dall'allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, On.le Di Pietro, al fine di conferire alle Regioni un ruolo di attrici nel procedimento
di aggiudicazioni delle concessioni autostradali e non già di mere spettatrici dell'operato dell'ANAS S.p.a. e volto a far sì che le entrate legate ai pedaggi, per lo più provenienti dalla popolazione residente sul territorio, al netto degli investimenti e delle spese, rimanessero nel territorio, sì da costituire una fonte da cui attingere per la realizzazione di ulteriori infrastrutture.
Il federalismo dell'attuale governo lo denominerei del gambero.
Spesso, ho rinunciato ad una polemica, a volte fin troppo facile, offrendo leale collaborazione per realizzare obbiettivi essenziali per il nostro Paese ma non posso tacere dinanzi a ciò.
Nell'attesa del federalismo che verrà si distrugge quel che già c'è. Si escludono le Regioni dalla gestione delle concessioni autostradali, con grave detrimento sia per la realizzazione delle medesime infrastrutture autostradali che per le finanze delle Regioni, già oltremodo decurtate.
Leggendo questo articolo sembra esser ritornati all'epoca medioevale, massima valorizzazione dei feudatari, più o meno nuovi, a detrimento del popolo a cui, è bene rammentarlo, la Carta Costituzionale all'art. 1 attribuisce la sovranità. Ai cittadini, in posizione servente rispetto ad essi, si affiancano gli enti locali, ex art. 5 Cost., che, nel rispetto del principio di sussidiareità verticale, ne amministrano i servizi. Con l'emendamento 3.0.5. alle Istituzioni si vogliono sostituire i feudatari dell'epoca moderna.
Non so se arriverà un nuovo Mosè che, tornato dalla preghiera e scoperto che il proprio popolo è tornato a venerare un Dio pagano scordandosi della terra promessa, scuoterà il Governo.
Temo di no, pertanto, in questa sede mi faccio portatore dei diritti dei cittadini.
L'esercizio dei poteri e delle funzioni di soggetto concedente ed aggiudicatore delle concessioni autostradali devono rimanere agli Enti locali e non al mercato o a nuovi signori e men che mai a società quotate totalmente private, ossia agli investitori, che peggio degli operatori di epoca feudale passati da logiche mutualistiche a commerciali a imprenditoriali, sono infine approdati con gli hedge funds a soldi moltiplicatori di soldi.
Il Governo propone nell'ambito della conversione di un decreto legge recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, un siffatto emendamento, che, tra l'altro, non è volto ad eliminare alcun contrasto tra la normativa comunitaria, sub species tutela della libera concorrenza e la peculiare disciplina prevista dai commi 289 e 290 dell'articolo 2 della Legge 24 dicembre 2007, n. 244.
In conclusione, i fatti palesano una forte discrasia tra ciò che in astratto si declama e ciò che in concreto si realizza. Il Governo sembra gettare la maschera e mostrare la sua ritrosia verso il federalismo che, a suo tempo, ha rappresentato un cavallo di battaglia agevole da cavalcare ma, che ad oggi, sembra apparire scomodo e non meritevole di rispetto.
Un ultimo cenno vorrei rivolgerlo alla modifica che viene apportata con il provvedimento de quo alla disciplina dei servizi pubblici di rilevanza economica.
Appare evidente la spinta del Governo verso le privatizzazioni, in linea con la strategia di progressiva liberalizzazione dei servizi concordata a Marrakech in sede di WTO nel 1994 e ripresa nella Strategia di Lisbona nel 2000, ma che, ad oggi, a seguito delle numerose criticità emerse è in corso di revisione.
In questa sede non entrerò nel merito della riformulazione dell'articolo 23 bis della legge 133 del 6 agosto 2008, ma non posso omettere di richiamare l'attenzione sul servizio idrico.
L'inclusione di questo settore nella disciplina generale dei servizi di interesse economico non è tollerabile. L'acqua è un bene comune che deve necessariamente essere ripubblicizzato.
Recentemente il Ministro francese Francois Fillon ha sottolineato la necessità della riaffermazione del ruolo dello Stato nel settore dei servizi pubblici.
Benedetto XVI nella sua recente enciclica Caritas in veritate ha affermato che "l'accesso all'acqua è un diritto universale di tutti gli esseri umani senza distinzione e discriminazioni". Tutto questo è legato al diritto primario alla vita, l'acqua è vita, è intollerabile che la gestione del servizio idrico venga assimilata a quelli dei rifiuti. Si tratta della mercificazione di una risorsa essenziale, non si può assistere silenti innanzi ad un Governo che si fa paladino dei potentati economico-finanziari.
La forza del mercato sembra spazzar via ogni istanza egalitarista.
Si afferma il falso quando si dice che il servizio idrico integrato deve ricadere nella disciplina prevista per i servizi pubblici di rilevanza economica, pena la violazione dei principi comunitari.
Il protocollo n. 26 del trattato di Lisbona all'art. 2, riserva, infatti, ai singoli stati membri il potere di fornire, commissionare ed organizzare i servizi di interesse generale. Alla luce di questa norma gli Stati, o meglio gli enti locali, nel rispetto del principio di sussidiarietà, dovrebbero essere titolari del potere di identificare ed organizzare i servizi di interesse generale, scegliendone il modello di gestione.
Non posso, infine, esimermi dall'evidenziare i numerosi profili di illegittimità costituzionale che emergono dall'articolo 15. Lapalissiana appare la violazione dell'art. 5 della Carta Costituzionale, in particolare del principio di sussidiarietà, dell'art. 41 comma 3 Cost., in materia di determinazione dei programmi e dei controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali, dell'art. 43 Cost. relativo alla centralità del ruolo dell'impresa pubblica nella gestione dei servizi pubblici locali, dell'articolo 117, comma 2, Cost. relativo al riparto delle competenze tra Stato e Regioni, nonché della risoluzione del Parlamento n. 97/357 del Parlamento europeo in tema di servizi di interesse generale.
Nel modificare la disciplina dei servizi pubblici locali si è poi omesso di introdurre modifiche importanti quali il principio di separazione proprietaria tra le imprese che gestiscono la rete e le imprese che erogano il servizio. Occorre introdurlo, al fine di garantire un'effettiva concorrenza e trasparenza determinando un miglioramento del servizio ed una riduzione dei costi sopportati dagli utenti.
Concludo sottolineando che non possiamo permettere che enti locali, partecipazione dei cittadini, democrazia e federalismo rimangano lettera morta innanzi ad S.p.a. a cui, se non modifichiamo l'art. 15, consegneremo i rubinetti del nostro Paese.
lunedì 2 novembre 2009
Precisazione, i nomi dell'Idv per le regionali
PRECISAZIONE I nomi dell’Idv per le regionali
Lettere al direttore
Bresciaoggi - Lunedì 02 Novembre 2009
Gentile direttore, in merito all’articolo comparso il 28 ottobre 2009, a pagina otto del suo giornale, ci corre l’obbligo, in qualità di Coordinatore Regionale e Coordinatore Provinciale di Brescia Idv, di rettificare alcune informazioni in esso contenute, puntualizzando la posizione ufficiale di Italia dei Valori. In politica, specie in prossimità della campagna elettorale, ogni partito mette in atto la strategia che reputa più opportuna per portare avanti la propria azione. E quella di Italia dei Valori è stata più volte ribadita nelle parole e nei fatti, come si è potuto appurare anche nelle ultime elezioni europee. Più volte abbiamo, infatti, dichiarato la nostra disponibilità al dialogo e al confronto con attori politici ma non solo. La caratteristica dell’Idv è stata fin qui proprio quella di non volere consolidare nepotismi, arrivismi, attaccamento alle poltrone e «capi bastone». Per questo abbiamo sempre aperto le candidature anche a persone della società civile purché capaci, determinate e sopratutto rappresentative dei bisogni reali della gente. L’individuazione della squadra che rappresenterà Idv alle prossime regionali è ancora in fase di composizione. Qualsiasi indicazione contraria, che indichi impegni e candidature certe, non proviene dalla dirigenza del partito e come tale non può ritenersi né ufficiale né definitivamente legittimata.Da ciò che si legge dal suo giornale, invece, si evince che esista già una rosa di nomi tutti esclusivamente afferenti a persone che ricoprono incarichi politici. E questo tradisce lo spirito delle nostre liste elettorali, ancora tutte aperte a qualsiasi valido contributo, purché condivida i nostri programmi e valori politici.
On. Sergio Piffari
Sen. Gianpiero De Toni
COORD. REG. IDV LOMBARDIA - COORD. PROV. IDV BRESCIA
Lettere al direttore
Bresciaoggi - Lunedì 02 Novembre 2009
Gentile direttore, in merito all’articolo comparso il 28 ottobre 2009, a pagina otto del suo giornale, ci corre l’obbligo, in qualità di Coordinatore Regionale e Coordinatore Provinciale di Brescia Idv, di rettificare alcune informazioni in esso contenute, puntualizzando la posizione ufficiale di Italia dei Valori. In politica, specie in prossimità della campagna elettorale, ogni partito mette in atto la strategia che reputa più opportuna per portare avanti la propria azione. E quella di Italia dei Valori è stata più volte ribadita nelle parole e nei fatti, come si è potuto appurare anche nelle ultime elezioni europee. Più volte abbiamo, infatti, dichiarato la nostra disponibilità al dialogo e al confronto con attori politici ma non solo. La caratteristica dell’Idv è stata fin qui proprio quella di non volere consolidare nepotismi, arrivismi, attaccamento alle poltrone e «capi bastone». Per questo abbiamo sempre aperto le candidature anche a persone della società civile purché capaci, determinate e sopratutto rappresentative dei bisogni reali della gente. L’individuazione della squadra che rappresenterà Idv alle prossime regionali è ancora in fase di composizione. Qualsiasi indicazione contraria, che indichi impegni e candidature certe, non proviene dalla dirigenza del partito e come tale non può ritenersi né ufficiale né definitivamente legittimata.Da ciò che si legge dal suo giornale, invece, si evince che esista già una rosa di nomi tutti esclusivamente afferenti a persone che ricoprono incarichi politici. E questo tradisce lo spirito delle nostre liste elettorali, ancora tutte aperte a qualsiasi valido contributo, purché condivida i nostri programmi e valori politici.
On. Sergio Piffari
Sen. Gianpiero De Toni
COORD. REG. IDV LOMBARDIA - COORD. PROV. IDV BRESCIA
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